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I Riti Mariani

| 2023-05-04
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    I Riti Mariani

In Basilicata esiste una cultura centenaria riguardo i riti mariani: partendo dalla Madonna di Viggiano ascolta il nostro podcast

La Madonna Nera di Viggiano

Tra i culti più importanti in Basilicata c’è quello della Madonna Nera di Viggiano, infatti, il suo simulacro e la sua statua il legno e in stile bizantino sono i più importanti della Basilicata. Il santuario che porta il suo nome venne eretto intorno al XIV secolo, proprio nel luogo in cui, secondo una leggenda, avvenne il ritrovamento dell’immagine della Madonna. Proclamata Regina e Patrona della Basilicata da Papa Giovanni Paolo II, la Madonna Nera di Viggiano è protagonista indiscussa del culto più sentito in terra lucana.

Una suggestiva processione si ripete in suo onore in due distinti momenti dell’anno. Al ritmo di preghiere e canti popolari, la prima domenica di maggio, la Vergine Maria è condotta a spalla dai fedeli che, dal paese, portano la statua fino al Santuario del sacro Monte di Viggiano. Un viaggio a ritroso si ripete la prima domenica di settembre, quando la regale statua della Madonna Nera di Viggiano fa ritorno nel centro abitato.

La leggenda narra che l’immagine sacra fosse venerata sin dagli albori del cristianesimo nell’antica città di Grumentum; quando questa fu distrutta dai Saraceni, la statua sarebbe stata nascosta in una buca, ancora oggi visibile alle spalle dell’altare maggiore e ritrovata grazie all’apparizione di misteriosi fuochi. Il primo documento noto che cita la chiesa risale al 1393: si tratta di un atto in cui tale Tommaso Bono Iurno di Viggiano cedette alla chiesa dieci grani pro luminaris.

I riti mariani: la Madonna del Pollino

Un altro culto ogni anno richiama centinaia di devoti è quello della Madonna del Pollino. La prima domenica di giugno, la settecentesca statua di Maria Santissima del Pollino è condotta a spalla da San Severino Lucano fino al santuario, sul monte. Qui si può ammirare anche la splendida statua bronzea raffigurante la Madonna. L’opera raffigura la Vergine con il Bambino tra le braccia protese verso chi la osserva, un gesto esplicativo inteso come l’atto di donare il proprio Figlio al mondo.

La Vergine del Pollino viene poi venerata durante una festa il primo sabato di luglio, per fare ritorno in paese la seconda domenica di settembre. Un percorso che si compie in “diciotto chilometri di canti e preghiere, durante i quali ognuno può sciogliere le proprie durezze per vivere e respirare il desiderio di bontà e di bellezza”.

La Madonna del Sirino

Su un altro monte della Basilicata, il Sirino, vi è il culto della così detta Madonna della Neve. Siamo nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, dove la terza domenica di giugno la statua della Madonna, nota anche come Madonna della Neve, con il suo sguardo sereno e rassicurante, è trasportata a spalla da Lagonegro, in provincia di Potenza, fino al piccolo santuario che svetta sul monte Sirino. Dallo stesso santuario del monte, la terza domenica di settembre, la statua, con al seguito un gran numero di fedeli, fa ritorno in paese per rimanervi tutto l’anno. Un rito antico, di grande fascino e di grandi emozioni coinvolge nella salita e nella discesa fedeli e semplici visitatori che vedono in questi momenti l’occasione per vivere un’atmosfera sacra e intensa.

I riti mariani: la Madonna della Bruna

La Madonna della Bruna di Matera, è la protettrice della città. È per lei che ogni anno si attende l’arrivo del 2 luglio, il giorno in cui la Vergine viene celebrata e festeggiata, la giornata più lunga dell’anno in cui la città dei Sassi si veste di festa e religiosità, trasformandosi in un crescendo di emozioni legate alla storia, allo spirito religioso e alla tradizione, con luci pagane che si uniscono a bagliori sacri, un’occasione speciale, quella in cui viene celebrata la Madonna della Bruna di Matera.

La statua sacra della Madonna della Bruna di Matera, custodita nella prima cappella a sinistra della chiesa di San Francesco d’Assisi la ritrae candida, con uno sguardo pieno di misericordia e una veste chiara, semplice ed elegante. Una regina che tiene con il braccio sinistro il Bambino Gesù. Le origini della festa sono richiamate da un’altra opera, un affresco di scuola bizantina risalente alla seconda metà del XIII secolo, custodito nella cattedrale sull’altare a lei dedicato; un dipinto che è del tipo “Odigitria” (cioè colei che indica la via) in quanto è raffigurata mentre con la mano destra indica il Bambino Gesù tenuto sul braccio sinistro.

Il significato etimologico del termine “bruna” è duplice: da un lato l’espressione deriverebbe dal longobardo brùnja, “corazza”, da cui discende il titolo Madonna della difesa” con il ruolo di protettrice che ella esercita sul popolo, difendendolo da ogni forma di male; dall’altro, il temine deriverebbe da Hebron, città della Galilea dove Maria si recò per assistere la cugina Elisabetta, incinta del futuro Giovanni Battista.

Un alone di mistero avvolge anche l’inizio di questo legame indissolubile tra la Bruna e la città dei Sassi, un legame profondo, viscerale e antico fatto di fede e devozione che trova il suo principio più di 600 anni fa, esattamente nel 1389, anno in cui Papa Urbano VI (già arcivescovo di Matera) decretò che la festa della “Visitazione di Maria ad Elisabetta” fosse celebrata il 2 luglio.

I riti mariani: la Madonna del Carmine di Avigliano

Ci avviciniamo adesso a pochi chilometri dal capoluogo di regione Potenza, con la Madonna del Carmine di Avigliano. Il culto in onore della Vergine del Carmine è legato ad una serie di calamità naturali, in occasione delle quali la Madonna stessa avrebbe chiesto di essere venerata il 16 luglio. La statua della Vergine è condotta a spalla, in una “Cona”, una custodia, il suo peso è notevole perché portata in processione ricolma di oro.

Nel corso della processione si distinguono le caratteristiche costruzioni di ceri, “i cinti”, scheletri ricoperti di candele, che raffigurano le facciate delle chiese di Avigliano. Realizzate da un artigiano locale, questi castelli di cera sono portati a spalla, a piedi, da un numero di persone che varia a seconda della grandezza. In genere sono gruppi di famiglie intenzionate ad esprimere con questo simbolo il loro attaccamento alla Madonna.

E “La pioggia non venne … malgrado la processione … La terra era troppo dura per lavorarla, le olive cominciavano a rinsecchire sugli alberi assetati; ma la Madonna dal viso nero rimase impassibile, lontana dalla pietà, sorda alle preghiere, indifferente natura. Eppure gli omaggi non le mancano: ma sono assai più simili all’omaggio dovuto alla Potenza, che quello offerto alla Carità. Questa Madonna nera è come la terra; può far tutto, distruggere e fiorire; ma non conosce nessuno, e svolge le sue stagioni secondo una sua volontà incomprensibile. La Madonna nera non è, per i contadini, né buona né cattiva; è molto di più. Essa secca i raccolti e lascia morire, ma anche nutre e protegge; e bisogna adorarla (sic). In tutte le case, a capo del letto, attaccata al muro con quattro chiodi, la Madonna di Viggiano assiste con i grandi occhi senza sguardo nel viso nero, a tutti gli atti della vita.

Carlo Levi, La Madonna di Viggiano,
Cristo si è Fermato ad Eboli

A cura di Rocco Monetta





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